Erano gli anni 60 e mio padre aveva acquistato una Rolleiflex T , una fotocamera all’epoca piuttosto lussuosa. Ha due obiettivi sovrapposti e per inquadrare si abbassa la testa e si guarda giù nel mirino a pozzetto. Appare un’immagine speculare, si mette a fuoco con una grande morbida manopola e fa un click discreto e preciso preciso, proprio tedesco.
Lui trovava sempre il tempo per noi ragazzi: trascorrevamo interminabili serate a costruire fantastiche case con i Lego, a insaputa di mia madre avevamo costruito due lunghissime cerbottane che se soffiavi forte la freccetta di carta arrivava fin sui tetti del lato opposto di Corso Porta Nuova. In certe serate d’autunno ci svegliava all’improvviso e così in pigiama, avvolti in una colorata coperta di lana, si correva nella millecento a parcheggiare sul lungo Adige per vedere lo spettacolo dei fuochi artificiali.